La Legge Bucalossi, per l’edificabilità dei suoli e gli oneri di urbanizzazione, può essere considerata a pieno titolo la madre di tutte le tasse e i balzelli imposti a chi possiede, acquista, costruisce o amplia una casa in Italia.
Risale al 1977, ma negli anni è stata inglobata nel “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia” del 2001 che disciplina la concessione dei ‘permessi per costruire’ – ex licenza edilizia – da parte dei Comuni e gli oneri che i titolari del permesso devono versare allo Stato. Questa tassa, meglio nota come “onore di urbanizzazione” altro non è che il contributo da pagare, per chi costruisce un qualunque edificio, per sostenere il Comune nella spesa per la realizzazione dei servizi necessari nelle aree abitate come, ad esempio, strade, fognature e pubblica illuminazione.
Il contributo deve essere commisurato alla incidenza dei costi di urbanizzazione e ai costi previsti per la realizzazione dei lavori edili. In pratica più grande è la casa o l’ampliamento da realizzare e maggiore saranno gli oneri da versare nelle casse comunali. L’incidenza degli oneri dipende da 4 fattori principali: l’ampiezza e l’andamento demografico dei Comuni, le caratteristiche geografiche dei Comuni, la destinazione di zona prevista negli strumenti urbanistici e ai ‘limiti e rapporti minimi inderogabili fissati in applicazione’.
Gli oneri di urbanizzazione si distinguono in ‘primari’ e ‘secondari’. Gli oneri primari sono quelli che vengono pagati per la realizzazione di strade residenziali, spazi di sosta, fognature, servizi come la rete idrica, l’energia elettrica, il gas, per la realizzazione degli impianti di pubblica illuminazione e degli spazi di verde attrezzato. Gli oneri secondari, invece, vengono destinati al finanziamento di interventi relativi ad asili nido, scuole, mercatini, parchi pubblici, chiese, impianti sportivi e centri sociali. I comuni, inoltre, hanno l’obbligo di versare ogni anno l’8% del totale degli oneri di urbanizzazione alle chiese.
Insomma una spesa non indifferente per chi si appresta a costruire una nuova casa e sulla quale già grava il pagamento dell’Ici ( in caso di seconda casa). Una tassa che in teoria potrebbe essere considerata giusta, poiché è giusto che ognuno partecipi allo sviluppo e alla crescita del luogo in cui vive, se non fosse che spesso il calcolo degli oneri è eccessivamente alto e quindi viene vissuto come un balzello da parte di chi è costretto a pagarlo. Un modo come un altro per fare cassa da parte dei Comuni. Si tratta poi di soldi che spesso, neanche, vengono restituiti in servizi al cittadino visto lo stato in cui versano le strade, le scuole, gli edifici pubblici e i parchi della stragrande maggioranza delle città italiane.
La Legge Bucalossi, infine, stabilisce oltre ai criteri per il calcolo degli oneri di urbanizzazione, anche quelli per la concessione del permesso di costruire da parte dei sindaci e i termini di inizio e di ultimazione dei lavori. L’avvio del cantiere deve avvenire nell’arco di 12 mesi dal rilascio del permesso, mentre la conclusione non deve essere successivo ai tre anni. Eventuali deroghe sono previste sono in casi particolari.
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